Son due ore che cammino sotto il sole
ho un sassolino nello stivale che mi fa male
ma lo lascerò
perché convivo con i problemi che ho
e lo so, e che il vento non ne ruberà nemmeno un po'
a questa vita che va avanti
inghippo dopo inghippo
sul palco tragicomico
come De Filippo mi destreggio
so che se va male mi può andare andare pure peggio
mi faccio coraggio
e se c'è veleno omaggio, come ostaggio, lo assaggio
forse berrò sabbia, come in un miraggio
tipo Capitan Uncino vado all'arrembaggio
senza maschera, perché qui non è Viareggio
come al maneggio sto a cavallo delle mie sciagure
e più galoppo, più scappo dalle mie paure
abituato ad ottenere poco
corteggio il mio boia e me lo faccio amico...
RIT.
Vivo in inquietudine, ma dovrò farci l'abitudine, perché la vita non ti passa mai, dovrò cicatrizzarmi addosso i guai
Vivo in inquietudine, ma dovrò farci l'abitudine, ogni giorno comincia un guaio nuovo, vecchio come il mondo, planetario come il globo...
I miei problemi vengono fuori come funghi
rimbombano nella mia mente come un'assolo di bonghi
sono fanghi che mi sporcano, mi ungono, mi immobilizzano se
divento matto come in uno scacco al re
anche se ne venissi fuori
ammetto che ne sono attratto come un'ape in un campo di fiori
come un beone tra i liquori
salgono e scendono dentro di me come ascensori di un hotel
e anche se andassi alle Seychelles
mi inseguirebbero, mi aspetterebbero
al varco come un cane quando il gatto sta sull'albero
se faccio un passo indietro tipo gambero, dopo mi accorgo
che sono sempre stato trascinato in questo assurdo gorgo
che risucchia
che mi rosicchia
come una pannocchia
che mi siede sulle sue ginocchia, e mi picchia
è come una macchia, che non viene via nemmeno con la candeggina
mentre affogo nella mia latrina
RIT.
Vivo in inquietudine, ma dovrò farci l'abitudine, perché la vita non ti passa mai, dovrò cicatrizzarmi addosso i guai
Vivo in inquietudine, ma dovrò farci l'abitudine, ogni giorno comincia un guaio nuovo, vecchio come il mondo, planetario come il globo...
Vaff... Vaff... Vaff... Vaff...
La speranza è mia sorella, lo riconosco
ma se mi girano i coglioni questa sera manco esco
segno le tacche sul mio muro come fossi al fresco
quando la vita passa, batto i tacchi ed obbedisco
non capisco, ci siamo un po' ridotti come merde
eravamo accecati da una luce verde
che poi si è fatta scura ed ora è nera
se non bianca come il teschio della sua bandiera
stavo con gli amici sul trullo aspettando la sera
suonavo pezzi di cartone a primavera, ed ora
tutti i guai sembrano venirmi addosso
forse morirò cantando come un ubriaco nel fosso
senza una tipa che mi coccola
che cerco come birra in una serata spicciola
sempre nei casini come al solito
come una donnetta se alza il gomito
poi vomito
e non mi limito
RIT.
Vivo in inquietudine, ma dovrò farci l'abitudine, perché la vita non ti passa mai, dovrò cicatrizzarmi addosso i guai
Vivo in inquietudine, ma dovrò farci l'abitudine, ogni giorno comincia un guaio nuovo, vecchio come il mondo, planetario come il globo...